Firma su carta vs firma digitale
La firma simboleggia la proiezione della nostra immagine all’esterno e la sua esecuzione sul foglio di carta è condizionata dall’attesa del risultato, dall’attrito tra strumento scrittorio e carta, dalla posizione del foglio, dalle sue dimensioni. Cosa cambia con la scrittura digitale? Cosa perdiamo?
Continuando il nostro studio sui concetti di tempo, azione e pausa[1] attraverso la metafora della scrittura digitale come azione umana nell’attuale contesto socioculturale, ci chiediamo se l’implementazione della digitalizzazione si traduca in una maggiore attività, in una accelerazione dei ritmi esecutivi e quali effetti ne derivino.
Numerosi esperimenti dimostrano come l’approccio “virtuale” alla realtà tenda, anche per quanto riguarda l’atteggiamento grafico, ad amplificare la percezione dello spazio e a enfatizzare la centralità del soggetto, facendo perdere quella sensazione di contatto, che nella scrittura su carta è conferito dal calore dell’inchiostro, nelle sue singolari modulazioni pressorie, e dall’esteriorità della forma che si percepisce come maggiormente “reale” e concreta; aspetti che nel digitale sono sostituiti dall’dea di velocità e movimento.
Proviamo perciò a valutare se la maggiore rapidità ottenuta con i nuovi strumenti digitali e la minore accuratezza possano effettivamente portare un vantaggio in termini di produttività e di efficienza, in contesti didattici e produttivi.